VII
Spesso
erano membri delle più distinte e nobili famiglie di Roma e del
Lazio (come testimoniano alcune lapidi) e, come logico, divennero
esempio per i Camuni che assimilarono con rapidità le idee e il
modo di vivere di questa nuova classe dominante. Fin dai primi anni
dopo la conquista romana in Valle Camonica vennero a stabilirsi
definitivamente alcuni nuclei romani di nobile casato che per ragioni
di lavoro ma anche per "villeggiatura", trasferendo in zona la loro
residenza, costruirono belle e signorili dimore: i Sassia e gli
Endrubona a Borno, i Capitoni a Malegno, i Decia a Losine, i Fontana,
i Magrini e i Valenti a Cividate, i Crispina a Esine, gli Apistria
a Breno. Queste nobili famiglie, che divennero "l'èlite" della nobiltà
valligiana, importarono anche il culto degli dei romani e in molte
località sorsero templi e luoghi di culto dedicati oltre che all'imperatore
anche agli innumerevoli abitanti dell'Olimpo. Testimonianze dell'edificazione
di questi edifici religiosi (che poi i cristiani si affretteranno
a trasformare in chiese o abbatteranno per edificare a loro volta
i loro luoghi di culto) erano molto diffuse e con certezza si sa
della presenza di imponenti edifici a Breno per gli adoratori del
dio Sole, a Esine invece si adorava prevalentemente Ercole, a Cividate
il dio preferito era Giunone, mentre a Edolo venivano particolarmente
richiesti i benefici che potevano concedere Marte e Saturno. A Prestine
doveva sorgere un tempio per il Dio Silvano e a Berzo Inferiore
un luogo di culto intitolato alle Divine Fonti. Anche la dea Luna
era tra gli dei più seguiti poiché a Bienno sono state ritrovate
dirette testimonianze del suo culto. La dea preferita in Valle Camonica
dovette però essere Minerva poiché molte furono le lapidi, le piccole
cappelle ma anche i templi importanti (Breno e Cividate) che inneggiavano
al suo illustre nome. Come spesso è capitato in ogni epoca, nelle
società in continuo fermento ed evoluzione, per un forte senso di
emulazione ma anche come normale e naturale assimilazione sociale,
mirando a raggiungere il livello di vita tenuto dai romani, i Camuni
(i più capaci, attivi e ricettivi) cercarono subito di inserirsi
nel nuovo ordinamento sociale. La massima aspirazione di questa
"élite" di Camuni, fu dunque quella di "romanizzarsi" il più possibile
e questo poteva avvenire all'interno del mondo latino in vari modi:
prestando servizio militare tra gli ausiliari e i "miles", assumendo
responsabilità amministrative che la burocrazia romana tendeva a
decentrare o tentando quelle attività imprenditoriali e commerciali
che consentivano la scalata sociale attraverso la ricchezza. Tra
queste primeggiavano l'edilizia, che ebbe un notevole sviluppo nei
centri, anche piccoli, toccati dalla via Valeriana. Le industrie
della lana e del ferro, che già erano presenti a livello artigianale
prima della conquista romana, ebbero un forte impulso e prosperarono
dovendo soddisfare le imponenti forniture militari agli eserciti
di Roma sempre più bisognosi oltre che di armi e di uomini anche
di vestiario e di tessuti pesanti e leggeri. In breve tempo, anche
in Valle Camonica, si instaurarono intensi scambi commerciali con
i numerosi mercanti che, potendo viaggiare in relativa sicurezza,
lungo le "romanizzate" valli alpine, facevano incetta di beni di
consumo, prodotti in loco, per approvvigionare le grandi città.
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