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Significativi a questo proposito sono stati i ritrovamenti di una statua muliebre acefala e numerosi frammenti di altre statue, fra cui due piedi in bronzo di pregevolissima fattura a esempio eloquente di quanto l'arte greco-romana fosse apprezzata e divulgata in ogni angolo dell'immenso Impero. Sempre nell'area prospiciente l'antica capitale romana sono stati ritrovati vari corredi funebri, tronchi di colonne, capitelli, fregi, monete, utensili vari ed altri oggetti. Alcuni di questi reperti sono stati raccolti in un piccolo museo locale mentre molti altri sono stati inopinatamente e stupidamente dispersi in varie collezioni pubbliche e private di Brescia, Bergamo, Mantova e Milano. Nell'ultimo decennio del xx secolo sono iniziati degli importanti scavi che hanno portato alla luce diversi reperti, muraglioni, mosaici, edifici privati e pubblici a dimostrazione della reale importanza che Cividate aveva assunto in epoca romana. Un accenno particolare va fatto anche all'antichissimo paese di Borno (e non certo solo perché ha dato i natali a questo autore) che pur essendo abbastanza discosto dal fondovalle e dai tronchi principali della via Valeriana era al centro di importanti strade e antichi sentieri che congiungevano la Valle Camonica con la Val di Scalve. Borno, proprio per questa sua strategica posizione, per i significativi ritrovamenti già avvenuti, per la rilevante posizione nella "graduatoria" tra i centri più importanti in epoca pre e post-romana, posto a cavallo del vasto e panoramico altopiano che fa da cornice all'antichissimo borgo, dovrebbe contenere ancora immensi tesori archeologici risalenti a questo ancora poco studiato periodo storico. Sono stati infatti ritrovati, oltre che reperti di arte rupestre camuna, vari e significativi documenti di una forte presenza di romanità, fra cui un'ara con recinto sepolcrale. Borno, come già scritto, era certamente, ancora prima della conquista romana, un importante centro di passaggio e forse di incontro mercantile con la vicina Val di Scalve in cui le importanti miniere di ferro erano già conosciute e sfruttate in tempi pre-romani e preistorici. Doveva dunque essere un rilevante centro economico e di scambi tra i Camuni e gli Scalvini. L'antica tradizione della lavorazione dei metalli, che si era stabilita nella piccola e isolata Valle di Scalve, ricca di miniere e giacimenti, era già sviluppata intorno al V secolo a.C., cioè al tempo dei primi insediamenti urbani stabili in zona che gli Etruschi (dopo i semi-barbari Liguri) avevano inserito con la loro presenza. Furono proprio gli Etruschi, popolo estremamente evoluto nel campo commerciale, a portare nelle valli alpine anche l'alfabeto di cui si hanno alcune testimonianze in brevi iscrizioni in "nord-etrusco". Poi, dalla pianura Padana, dove avevano fondato anche la città di Brescia, giunsero (sembra in tre invasioni successive) i Galli o Celti che divennero i nuovi "padroni della valle" e si integrarono con i residenti sopravvissuti e stabilirono la loro società basata su tre distinte classi sociali: i guerrieri a cui spettava l'uso delle armi, i sacerdoti che dovevano seguire le numerose pratiche religiose e i complessi riti e i lavoratori che avevano il pesante compito di nutrire la tribù con la caccia, l'allevamento e l'agricoltura.

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