DAL
1861 AL 1918
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Nel
frattempo il Caldesi assisteva passivamente allo svolgimento dell'azione
senza neppure mettere in stato di allarme le proprie truppe limitandosi,
burocraticamente, ad inviare una protesta formale scritta allo stato
maggiore per segnalare le presunte ingerenze nel suo comando territoriale
del Castellini. La battaglia, purtroppo, già iniziata male per la
inesistente preparazione generale e per l'impostazione tattica e
strategica che prevedeva, adottando metodi bellici in auge qualche
secolo prima, un diretto attacco frontale a passo di corsa, si concluse
tragicamente per le truppe italiane. Il nemico, nettamente superiore
per numero di forze ma specialmente avvantaggiato dovendosi difendere
asserragliato e ben protetto in postazioni molto fortificate ed
in posizione più elevata, riuscì facilmente a respingere i valorosi
ma inutili assalti dei bersaglieri. Nelle schiere italiane, che
attaccavano frontalmente, baionetta in canna e quasi completamente
allo scoperto, le scariche di fucileria austriaca fecero paurosi
vuoti. Lo stesso Castellini, che eroicamente si era posto alla testa
dei suoi uomini, venne colpito a morte e spirò sul campo di battaglia.
Subito dopo l'inutile massacro e dopo una ritirata sulle postazioni
di partenza, presidiate dalle truppe del Caldesi, si poterono assistere,
concessa una tregua, i numerosi feriti che vennero ricoverati all'ospedale
militare di Edolo. Erano talmente tanti che gran parte di essi vennero
posti, malgrado il sole cocente e le alte temperature di quella
torrida estate, all'esterno dell'edificio e nei cortili poiché tutti
gli spazi interni erano occupati. Questa pesante sconfitta (anche
se limitata per la relativa importanza dello scacchiere in cui si
era svolta) non fu l'unica pagina negativa di quella guerra male
organizzata e peggio gestita: l'esercito e la marina del neonato
Real Esercito Italiano subirono altri paurosi rovesci militari a
Custoza (località nei pressi di Verona dove gli austriaci, il 23-24
giugno (1866), pur molto inferiori di numero ma ottimamente comandati
dall'Arciduca Alberto d'Asburgo, sconfissero pesantemente l'esercito
italiano comandato dal generale La Marmora che non seppe coordinare
i vari comandanti di divisione e che gestì malissimo il supremo
comando) e a Lissa (il 20 luglio - già dopo la pesantissima sconfitta
subita dagli austriaci a Sadowa !! - la flotta austro- ungarica,
comandata dall'ammiraglio Tegetthoff, sconfisse quella italiana
mal diretta dall'ammiraglio Persano che si vide affondare 2 corazzate
e perse 640 uomini).
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