DAL
1861 AL 1918
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Caldesi,
più prudente e certamente più edotto sulla consistenza delle proprie
truppe, dei bersaglieri e di quelle del nemico, preferiva invece
procedere ad un ulteriore assestamento delle proprie postazioni
e trincerarsi con tutte le forze a disposizione nei dintorni di
Incudine e a sud di Vezza d'Oglio dove già esistevano alcune trincee
e delle case fortificate poste su una lunga linea che secondo lui
era ben più facilmente difendibile e a cui potevano essere fatti
affluire più rapidamente eventuali aiuti di altre truppe che erano
state promesse dallo stato maggiore. Tra i due
comandanti, uno attendista e prudente e l'altro spavaldo e impavido,
dalla accesa discussione si passò ben presto ad un'aperta e furibonda
lite che (raccontarono le cronache dell'epoca) degenerò in insulti
e pesanti apprezzamenti sulle capacità tattiche o sul coraggio e
sprezzo del pericolo del rispettivo collega. Al termine dell'inutile
e focosa riunione, non trovando alcun punto d'intesa, i due alti
ufficiali si trovarono in accordo solo di... agire indipendentemente
uno dall'altro e di non coordinare le loro azioni. Di fatto (agendo
come avvenne anche a Custoza per il grosso dell'Esercito Regio)
presero la decisione più nefasta (di altri casi simili è piena la
storia delle forze armate italiane anche in altre guerre) e cioè
di operare ognuno per conto proprio, senza tenere conto dalle azioni
intraprese dell'altro e senza alcun coordinamento tattico. L'ordine
che il Castellini aveva ricevuto dallo stato maggiore era quello
di difendere la linea fortificata che era stata tracciata sopra
Edolo e di impedire agli austriaci di dilagare verso sud. Non vi
era stato nessun ordine che indicava di assalire le postazioni nemiche
o di giungere a contatto con le truppe austriache e di cercare il
combattimento diretto ma la foga e l'ardore combattivo del focoso
colonnello portò ad una spericolata e nefasta azione. Solo 24 ore
dopo l'arrivo in zona, il 4 luglio, il Castellini, sempre più infuriato
con il collega e sordo ai richiami alla prudenza che alcuni suoi
ufficiali gli consigliavano, pur non avendo ancora un quadro generale
e preciso della conformazione del terreno e della consistenza dello
schieramento nemico, ordinò ai suoi bersaglieri, partendo da Vezza
d'Oglio, l'attacco alle linee nemiche.
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