Nell’era del consumismo raccogliere documenti di un passato non troppo remoto è stata la volontà di alcuni amici, non nostalgici, ma attenti a ciò che capitava sul territorio, coscienti che l’incuria e il degrado stavano distruggendo un patrimonio storico e artistico appartenuto alla sua terra e alla sua gente. Il gruppo denominato "Associazione Ossimo Ieri" ha condotto questa azione con scrupolo e consapevolezza di ciò che si stava raccogliendo per costituire il Museo Etnografico di Ossimo, aperto al pubblico dall’agosto 1995. Collezionare e valorizzare le cose, gli utensili che accompagnarono la vita quotidiana della gente che visse l’altopiano della nostra montagna, significa salvare la memoria di una civiltà fatta di valori legati al quotidiano, vuole essere così un modo per ricordare la vita di un modello ormai scomparso. Qui nel nostro museo gli oggetti esposti parlano di Ossimo, Borno, Lozio e di tutta la Valle Camonica, raccontano, documentano, forniscono testimonianza etnografica: ora ciò che è esposto fa scuola, è divenuto testo didattico, testo di cultura materiale fatta di legno, ferro e pietra. Aratri, zappe, carri, gioghi, filarelli, pizzi e ricami, madie, scaldaletti, paioli, asce e pialle, tagliole, zangole, setacci, tini e torchi esposti nella casa museo educano alla riflessione e meritano così di essere proposti alle scuole di ogni grado e a tutti coloro che vogliono scrutare nello spessore della memoria. Conservare la memoria collettiva è uno strumento incomparabile per educare e qui gli oggetti e le immagini di scolaresche, famiglie e avvenimenti vari dei primi del novecento, vi raccontano il loro valore, così tutto serve, tutto diviene prezioso, tutto parla e racconta come il rapporto tra uomini e cose era quotidiano.
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