IX
Anche in età romana i Camuni (non perdendo completamente la coscienza
di popolo e le tradizioni degli avi) continuarono ad incidere le
rocce. Sono databili a questo periodo delle iscrizioni e delle figure
del repertorio cosiddetto "classico", che si possono (forse impropriamente)
definire "internazionali e generali" poiché presenti in altre culture,
anche geograficamente lontane, completate da altre derivate direttamente
della tradizione camuna. Poi, anche in Valle Camonica, fece la sua
comparsa il Cristianesimo e divennero "soggetti" delle incisioni
i simboli della nuova religione dominante che tendeva a scalzare
gli antichi dei e la iconografia locale. La millenaria tradizione
camuna di incidere le lisce pietre glaciali, non venne in ogni modo
meno neppure nel medioevo. Quest'arte cesserà (anche in modo piuttosto
repentino e sotto una forte coercizione) solo quando, col Concilio
di Trento, verrà sancita, per l'ennesima ma anche ultima volta,
la proibizione assoluta di praticare gli antichissimi e nobilissimi
culti delle acque, degli alberi, del sole e... delle pietre. E'
improbo, complesso e arduo affrontare con disincanto o distacco
lo studio della profonda e plurisecolare religiosità e del millenario
mondo spirituale delle Genti pre-letterate. Questa situazione tanto
complessa e affascinante (non si commetta mai l'errore di considerarla
solo espressione puramente mentale e psicologica di una sola classe
!!) permane difficile anche per (e nel) "mondo" camuno, nonostante
i nostri progenitori, insediati, chiusi e radicati nella nostra
Valle, ci abbiano lasciato una profusione imponente di "documenti"
da leggere, studiare, interpretare, valutare e conservare. La cultura
figurativa preistorica e protostorica in genere (e quindi anche
quella valligiana) non è una manifestazione occasionale, sporadica
o semispontanea ma è espressione fondamentale di sentimenti profondi,
di una concezione complessa e composita del mondo e delle grandi
e piccole forze che lo governano, lo dirigono e lo rapportano al
soprannaturale. In questo modo è forse più facile intuire come la
presenza della religiosità e della magia potesse intrinsecamente
"avvolgere e paludare" quasi ogni cosa del mondo allora conosciuto
e di quello ben più vasto e insondabile che era sconosciuto. L'arte,
la Grande Arte, delle incisioni rupestri è dunque la conseguenza,
quasi logica e naturale, di "situazioni mentali" ideologiche molto
evolute, particolarmente profonde e intensamente vissute. Tutte
queste erano basate, sorrette ed alimentate da eventi "strani",
che per quelle semplici ma attente Genti rimanevano in gran parte
inspiegabili, attribuibili perciò alla forza e alla dinamica interiore
delle cose: al "mana" di cui sono cariche: al soprannaturale, al
divino.
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