VENEZIA
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La
città fu praticamente consegnata alle truppe venete, senza colpo
ferire, dagli stessi notabili bresciani che appoggiarono i nuovi
padroni precipitandosi a servire la Serenissima Repubblica stimolati
da ambizioni personali ma specialmente da violenti e non sopiti
risentimenti verso chi era stato favorito, in Brescia e provincia,
dalla signoria Milanese, nella scalata sociale ed economica a posti
di potere di primo piano. Gli odi tra le principali famiglie nobiliari
bresciane furono dunque il perno principale per la conquista della
città e il passaggio alla dominazione Veneziana. Il Carmagnola seppe
intelligentemente
approfittare delle divisioni interne della nobiltà e trasse vantaggio
da un certo favore che Venezia già godeva, più per sentito dire
che per esperienza diretta, fra le popolazioni.Fece circolare con
insistenza la voce che Venezia, in caso di vittoria sui milanesi,
avrebbe donato un'ampia libertà al popolo, avrebbe concesso privilegi
al commercio, esenzioni da tasse e un più mite e buon governo, un
perdono per i reati politici commessi e riconferma dei privilegi
dei nobili e dei notabili. Queste promesse, che furono, per verità
storica, anche in buona parte mantenute in seguito, portarono all'ingrossamento
del partito favorevole a Venezia e al suo governo. Indubbiamente
la Repubblica Veneta, per quei tempi, era un esempio di illuminato
e liberale governo e, a paragone di quello milanese, che rappresentava
la tipica e ormai odiata mentalità medievale,
era molto popolare specialmente tra le masse più povere e nelle
classi medie. La città non era stata comunque completamente conquistata
e truppe milanesi, al comando personale del capitano generale Francesco
Sforza, che era giunto subito in zona, riuscirono a mantenere alcune
posizioni, pur chiuse da fossati e da terrapieni battuti continuamente
dalle bombarde, bombarole e colubrine venete.
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