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CAPITOLO
X I migliori provengono dalle uve coltivate nelle zone di Rogno, Terzano, Sciano, Gorzone, Erbanno, Angone, Piancogno, Malegno, Losine, in quanto terreni esposti al sole, cioè lato destro orografico del fiume Oglio. Sono vini di bassa gradazione alcolica, oggi le uve prodotte in Valle vengono mischiate con quelle del Sud Italia per dare più gradazione al vino. E’ pur vero che non si fa nulla per poter avere dei vini di giusta gradazione anche in Valle Camonica, come in altre zone montane (Valtellina), credo sia dovuto al fatto che si continui a mettere a dimora la stessa vite con i soliti impianti molto alti e non bassi più esposti ai raggi solari. Il Sig.Francesco Rizzonelli perito industriale, ottuagenario e cittadino illustre, dell’ antico casato di Gorzone, e anche probo amministratore del Comune di Darfo negli anni 50/60, con sua immensa soddisfazione, dopo anni è riuscito a produrre delle propaggini di una vite che sta scomparendo, in quanto unica superstite nel suo brolo appartenuto ai nobili Federici, la cosi detta " Invernenga", vite che da dei grappoli di uva bianca molto dolci e che si raccolgono a Novembre e non abbisogna di particolari cure, mantenendosi per tutto l’inverno sui graticci, uva che non patisce il freddo. Dirò che, questa vite, si può anche far attecchire per talea (sarmenti detti in dialetto camuno mognòi ). Questa vite potrebbe essere presa in considerazione per un impianto e una produzione locale di uva autoctona camuna, grazie alla pianta più che centenaria del Sig. Rizzonelli e grazie a Lui che è riuscito a coltivarla e a preservarla così a lungo. Nello stesso brolo il Sig. Rizzonelli ha una pianta di vite bianca chiamata Lugliana, perchè matura a luglio, che già era coltivata dalla sua nonna, una vite ormai rara in Valle Camonica, anch’essa da prendere in considerazione per una coltura . Ricordo da ragazzo che dai F.lli Sangalli di San Martino Erbanno dove ero solito andare a prendere il latte alla sera appena munto, conservavano l’uva sui graticci in soffitta e vi garantisco che mangiare l’uva fragola detta americana o altre uve come l’invernenga a Natale, anche se leggermente appassita, era una sciccheria. Il Clinto o Clinton - vino fatto con l’uva di clinto, buono quello prodotto a Darfo, zona di clinto, e con le vinacce si fa una buona grappa, idem con quella fragola, detta americana. A Darfo vi è una produzione di detta uva, che viene incestellata e spedita sui mercati di Milano. La bìra casalìna - la birra fatta in casa - Ingredienti: orzo gr. 500, zucchero gr. 300, acqua lt. 15, lievito di birra, una noce e un sacchetto di infiorescenze femminili di luppolo essiccate. Tostare l’orzo sino a quando appare di un bel colore oro scuro e gonfio. Immergere in una grande pentola d’acqua bollente per un’ora il sacchetto di tela con le infiorescenze del luppolo e l’orzo tostato, togliere il sacchetto e mettere o zucchero, lasciando bollire per tre minuti. Dopo aver fatto raffreddare, aggiungere il lievito di birra sciolto in acqua tiepida. Mescolare la birra, filtrarla, e imbottigliarla. Si può degustare dopo dieci giorni, per volerla amara aggiungere un pezzetto di radice di genziana. I Fiori di luppolo ( Marèndole di ligabòsc ,o spareh dè sèda) si raccolgono a fine fioritura cioè in autunno ( al S.Martì ), aggiungo che le cime di luppolo sono ottime in frittata : Da ‘ L Sintèr di Monno numero unico luglio 1998, ricetta gentilmente concessa dalla Sig.ra Alice Ponzetti. La gazosa - gassosa fatta in casa - Togliere solo la buccia verde a quattro limoni e mettila in litri 4 ½ di acqua, togliere agli stessi limoni anche la buccia sottostante bianca e buttala via, taglia i limoni a fette e mettile nell’acqua con le bucce aggiungendo 3 etti di zucchero. Metti tutto in padella sul fuoco, e controlla che l’acqua alzi il primo bollore. Lasciala poi raffreddare e versala in piccole bottiglie ben sigillate.Dopo alcuni giorni formerà del gas e diventerà gazosa. L’Asetùsa - L’acetosa - Prendere tre etti e ½ di lamponi maturi e metterli in bagno con un litro di aceto. Ogni tanto vanno rimestati e dopo quattro giorni colare il sugo nel passino. Poi si procede così: ad ogni litro di sugo, aggiungere un kg. di zucchero e far bollire per alcuni minuti, facendo attenzione di schiumare. Quando lo sciroppo che si è formato sarà freddo, metterlo in bottiglie sigillate e pastorizzarlo, poi lo utilizzerete con l’aggiunta di acqua per togliere la sete estiva.
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